CASA ELEMENTARE, book di architettura

CASA ELEMENTARE | “S - HOUSE” | LARGE

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La committenza ha spiegato molto accuratamente quali sono le proprie esigenze, abitudini, preferenze e comportamenti, sulla base dei quali intende vivere la propria casa, lasciando piena libertà all’architetto di proporre la soluzione più idonea.

La committenza è un nucleo familiare composto da un solo genitore che alleva la sua piccola figlia.

Il Signore di mezza età, consulente filosofico, ha l’esigenza di luoghi isolati che gli permettano lo studio e la meditazione, e di un’ampia biblioteca capace di accogliere l’enorme volume di materiale cartaceo di sua proprietà. E’ necessario che lo studio mantenga una certa immagine professionale, sia capace di accogliere la clientela, e sia situato in modo che il resto della casa risulti un corpo distinto e poco visibile. La prerogativa fondamentale del committente è creare un distacco psicologico tra studio e abitazione. Dunque appare evidente che il problema fondamentale generato da questo tipo di attività lavorativa è riuscire a mantenere una certa distanza dalle varie distrazioni della vita domestica. Dice il committente : <<Forse l’unico vantaggio di lavorare altrove è proprio il fatto di creare un distacco fisico e dunque un cambio di registro>>. E’ quindi opportuno definire la necessaria distanza psicologica tra la sfera domestica e quella professionale; è facilmente intuibile che poter passare due confini fisici che delimitano i vari ambiti di attività, attraverso un vuoto, garantisca un certo distacco psicofisico dai dissonanti problemi dell’ambiente domestico e lavorativo. Lavorare a casa implica ‘equilibrio’, cioè saper trovare il modo di rilassarsi e allontanarsi dalla pressione del lavoro. Dice il committente : <<Non riesco a staccare dal lavoro finché ce l’ho sotto gli occhi>>. Quindi si deve creare una postazione invisibile dall’abitazione e collocata in una posizione che offra la possibilità di spingere lo sguardo in avanti e sognare ad occhi aperti.

La presenza della bambina implica necessariamente un susseguirsi di cambiamenti e con essi esigenze sempre mutevoli e diverse tra loro. La bambina di sei anni di età si trova nel pieno di quella che gli psicologi chiamano “attività motoria principale” – e che il resto del mondo conosce come “giocare in modo rumoroso e fare confusione”. Per questo si pensa di concedere un ampio spazio personale e personalizzabile in cui poter giocare liberamente, considerando sempre che lo spazio personale potrà ridursi, quando la bambina sarà diventata adolescente, continuando a funzionare sorprendentemente bene. Va prestata particolare attenzione alla camera da letto che in età scolare diventerà tanto rifugio privato, quanto luogo di studio e socializzazione, in età adolescenziale spazio di privacy, autonomia e libertà di espressione...

Gli spazi privati e le camere da letto devono essere dotati del massimo della flessibilità. La vita di questa famiglia, come la maggior parte delle famiglie, ruota intorno al cambiamento, che a volte può essere rapido e radicale. Considerando le esigenze conflittuali come l’avanzamento delle pretese sullo stesso spazio da parte di due persone con sensibilità e ritmi diversi è necessario raggiungere un compromesso che concili le esigenze di tutti. Per questo è indispensabile porre attenzione alla ricerca del giusto equilibrio tra ‘zone private’ e ‘zone condivise’.

Di conseguenza è fondamentale ragionare su una composizione ‘flessibile’ in modo che la casa cresca insieme alla famiglia.

SIMONE RUTIGLIANO

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